Le banche centrali hanno vinto la battaglia contro l’inflazione, senza provocare una recessione severa nei maggiori paesi avanzati. Grazie anche agli stimoli fiscali, la crescita statunitense ha battuto le previsioni di crescita e nell’eurozona la recessione ha colpito soltanto la Germania. Il processo disinflattivo è ormai avviato e non c’è più ragione, soprattutto nell’Area dell’Euro, di mantenere i tassi elevati.
Nel 2024, la crescita dell’attività economica rimarrà modesta: occorre tempo prima che la ripresa dei redditi reali compensi gli effetti ritardati della politica monetaria restrittiva. L’economia italiana ha mostrato una minore vulnerabilità al rialzo dei tassi, sia dal lato delle famiglie che delle imprese. In corso d’anno si dovrebbero concretizzare due fattori di ripresa: il recupero del reddito disponibile reale delle famiglie e l’accelerazione dei flussi di spesa effettiva finanziata dal PNRR. Una condizione per il rilancio della crescita su ritmi più sostenuti nel 2025 è data dagli investimenti delle imprese che lo scorso anno hanno risentito della situazione di incertezza geo-politica e del calo del commercio internazionale.
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