La nuova rettificatrice verticale ESB 250 di MAR-FEF non è solo molto precisa ma anche production friendly, integrabile con robot e sistemi di misura in linea e ideale per la lavorazione di particolari medio-piccoli ad alta precisione.
«L’idea di realizzare una rettificatrice verticale nasce da un’esigenza molto concreta: il mercato ci chiede sempre più spesso macchine compatte, rigide, facili da integrare in celle automatiche, e capaci di gestire pezzi ad alta precisione con molta variabilità», esordisce così Enrico Bollini, CEO di MAR-FEF nel presentare la rettificatrice verticale ESB 250.
Nuova rettificatrice verticale MAR-FEF production friendly
Con la nuova rettificatrice verticale MAR-FEF ha realizzato una macchina con una struttura estremamente rigida, con masse concentrate, e un ingombro a terra minimo: questo significa più precisione, più stabilità termica, più qualità costante, e allo stesso tempo una macchina più semplice da inserire in una linea automatizzata.
In sintesi: nasce per dare ai clienti una rettificatrice che sia non solo molto precisa, ma anche “production friendly”, ovvero pronta per la fabbrica digitale, integrabile con robot e sistemi di misura in linea, e sostenibile in termini di costo per pezzo.
Rettificatrice verticale ESB per particolari medio-piccoli ad alta precisione
La rettificatrice verticale ESB 250 è stata pensata per la lavorazione di particolari medio-piccoli ad alta precisione: pompe, valvole, componenti idraulici, automotive elettrico, riduttori di precisione. Pezzi che richiedono superfici molto precise e stabilità dimensionale.
Settori di riferimento
I settori ai quali si rivolge la rettificatrice verticale sono quelli dove la precisione rappresenta un valore economico. Quindi: idraulica industriale, trasmissioni di precisione, automotive elettrico, robotica, meccatronica. Tutte quelle aziende che realizzano componenti rotanti o volumetrici di piccola e media taglia, dove qualche micron in più o in meno cambia l’efficienza del sistema finale.
Tre scelte tecnologiche
La rettificatrice verticale nasce attorno a tre scelte tecnologiche molto puntuali.
- Prima: la struttura e la cinematica. Viene utilizzato granito naturale e motori lineari sugli assi X e Z con righe ottiche assolute: questo significa inerzie ridotte, assenza di giochi, stabilità termica e ripetibilità reale, non solo sulla carta.
- Seconda: la testa portapezzo costituita da un mandrino idrostatico torque, con cartuccia estraibile, lubrificazione e raffreddamento integrati, quindi precisione elevatissima, con manutenzione semplificata.
- Terza: la piattaforma di processo. È una macchina già “industry ready”: software proprietario FEF, interfaccia touch, PLC-CNC Fagor o Siemens, diagnostica remota, predisposizione nativa per robot e sistemi di misura automatici.
Presentate nel video le principali caratteristiche: buona visione!

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