Economia

Export macchinari, Italia potenziale da 16 miliardi

Un potenziale da 16 miliardi di euro per l’export di beni strumentali in automazione, creatività e tecnologia, in crescita a doppia cifra rispetto agli anni precedenti. Prestazioni superiori a Francia e Germania, con una quota globale che sfiora il 9% e vede l’Italia al quarto posto nel mondo per le esportazioni, equamente divisa tra Paesi avanzati ed emergenti.

Sono i dati della prima edizione di Ingenium, il Rapporto del Centro Studi Confindustria su “Il potenziale dei beni strumentali italiani nel panorama internazionale”, presentato a Milano e realizzato con il sostegno finanziario di Federmacchine e il contribuito tra gli altri di SACE per il focus nei Paesi dell’ASEAN (in particolare Vietnam, Filippine e Thailandia), il cui mercato rappresenta un grande orizzonte di opportunità per il Made in Italy. I macchinari che rientrano nell’analisi sono definiti grazie a tre elementi caratteristici che li contraddistinguono, raccolti nell’acronimo ACTAutomazione, Creatività e Tecnologia.

L’acronimo ACT raggruppa in totale 202 categorie di prodotto su cui l’Italia può aver gioco nell’affrontare gli scenari internazionali. Sono macchinari a elevato grado di precisione, con la presenza dell’elettronica sempre più pervasiva rispetto alla parte meccanica, l’agilità nell’adottare soluzioni su misura e un crescente contenuto di servizi nell’offerta di vendita. Per molte categorie di beni l’Italia esprime un vantaggio competitivo sia in termini di prezzo applicato per la vendita, sia per le più elevate quantità di macchinari vendute (a parità di prezzo): non sorprende infatti di trovarla leader mondiale nella produzione per molte categorie.

Dal Rapporto emerge che tra i mercati avanzati, quelli con più potenziale sono gli USA (stimato in un extra di 1,7 miliardi di euro), Francia e Germania a pari merito (600 milioni di potenziale), poi Austria e Canada. Il potenziale aggiuntivo nei Paesi emergenti è guidato dal mercato cinese, dove è ancora sfruttabile il 52% del potenziale di export totale per circa 2 miliardi di euro. Seguono Turchia (potenziale di 700 milioni) e India (600 milioni), Messico e Brasile. Nel 2020 l’Italia si è qualificata quinta, dietro Cina, Regno Unito, Germania e Austria.
I principali importatori di macchinari ACT provenienti dall’Italia rimangono gli Stati Uniti, seguiti dalla Germania e dalla Cina. L’export ACT vale quasi 28 miliardi di euro (di cui oltre 18 nei mercati avanzati).

«I beni strumentali – ha dichiarato Barbara Beltrame Giacomello, vice presidente per l’Internazionalizzazione di Confindustria, a Il Sole 24 Ore sono la robusta spina dorsale delle eccellenze italiane esportate all’estero. Senza di loro molti dei beni di consumo, che nel nostro immaginario rappresentano l’Italia nel mondo come moda, arredo e alimentare, non sarebbero realizzabili. Export che dagli ultimi dati vede dei segnali di rallentamento dopo i livelli record registrati negli ultimi anni e che ha sostenuto la competitività dell’industria italiana in un contesto internazionale sifdante e incerto. Motivo in più per continuare a scommettere sul Made in Italy e impegnarci a rafforzarlo senza farci spaventare: ci sono grandi potenzialità che dobbiamo essere in grado di “mettere a terra” con una vera politica di sistema che accompagni le imprese, in particoalre le piccole e medie, nei mercati esteri».

«A noi organi di rappresentanza – ha aggiunto Alfredo Mariotti, segretario generale Federmacchine, al quotidiano di Confindustria – spetta il compito di fornire alle aziende chiavi di lettura utili a comprendere al meglio lo scenario in cui operano e con questo spirito abbiamo sollecitato Confindustria a realizzare questo Rapporto, che ha una duplice valenza: prezioso strumento ad uso delle aziende per focalizzare l’attenzione sulle tendenze che caratterizzano il settore e poi strumento di promozione presso istituzioni, governo e anche l’opinione pubblica del valore di questo comparto».

Export macchinari, Italia potenziale da 16 miliardi