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L’eredità di Riva Calzoni

Dopo l'acquisizione da parte di Parker Hannifin, Riva Calzoni - oggi Parker Hannifin Manufacturing Divisione Calzoni - si è ulteriormente specializzata in motori ad alte prestazioni.

Alta coppia e basso numero di giri, talora bassissimo: queste le caratteristiche dei motori oleodinamici che la storica azienda bolognese Riva Calzoni iniziò a costruire decenni or sono. La sua eredità è stata interamente raccolta da Parker Hannifin, multinazionale americana che vanta 12 miliardi di dollari di fatturato e più di 45.000 dipendenti, di cui la Parker Hannifin Manufacturing Srl Divisione Calzoni è una delle unità produttive in Italia. La struttura, oggi situata a pochi chilometri dalla città, è andata ulteriormente specializzandosi nella progettazione e costruzione di motori che trovano impiego ovunque ci sia da trasmettere una coppia elevata, estremamente regolare e facilmente controllabile. Questo tipo di motore è stato utilizzato negli impianti per la produzione dei materiali plastici per decenni, sfruttando il vantaggio che l’idraulica offriva, cioè grande disponibilità di potenza in un volume compatto; poi la motorizzazione elettrica ha avuto sempre maggiore diffusione anche nell’estrusione della plastica, specie dove richiesto un funzionamento continuo, per ragioni di risparmio energetico,

Nuove applicazioni
Il motore Calzoni, nella sua concezione originaria, fu inventato all’interno di Calzoni Difesa, azienda che pure ancora esiste, come ancora vivente e attivo è il geniale progettista (che disegna a mano: il Cad è arrivato quando era già quasi in pensione). La necessità allora era quella di azionare meccanismi pesanti come periscopi e snorkel dei sommergibili con una precisione millimetrica. Le sue caratteristiche apparvero anticonvenzionali fin dall’inizio, e tali sono rimaste. Per esempio, il movimento interno avviene sempre e solo su superfici sferiche; ciò significa che tutte le superfici soggette a usura e che generano attrito sono sferiche, in modo che l’usura dell’una possa compensare l’usura dell’altra, arrivando a valori di efficienza altissimi. «Se si vuole controllare con estrema precisione il movimento, questo deve avvenire con perdite minimali – afferma Nadia Montevecchi, Business Unit Manager dello stabilimento bolognese –. Il principio di funzionamento è immutato ma la messa a punto continua, con ottimizzazioni e miglioramenti incrementali sempre più spinti. D’altronde negli ultimi tempi abbiamo cercato nuove applicazioni in settori prima inesplorati, incontrando nuovi clienti che di volta in volta ci hanno posto differenti problematiche da risolvere. Per esempio, siamo intervenuti recentemente su alcune fusioni operando alleggerimenti in alcune aree, aiutati dal calcolo agli elementi finiti e dalle simulazioni al computer. Abbiamo aggiunto altre soluzioni meccaniche, come freni e blocchi valvola integrati. Inoltre abbiamo ampliato le dimensioni; quando il motore nacque era costruito in pochissime “taglie”, oggi la gamma va da un piccolo gioiello di meccanica che sta nel palmo della mano al cosiddetto “53mila”, un motore così chiamato per il suo volume interno in cc, per oltre 5 tonnellate di peso (il motore di un’auto di alta cilindrata è di 2000 cc). Questo vero e proprio “mostro” funziona a un giro/minuto!».

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