
Secondo i dati elaborati da Ucimu, l’indice degli ordini di macchine utensili registra un segno positivo con un incremento del +7,9% rispetto al periodo luglio-settembre 2023.
Il ritorno al segno positivo dell’indice degli ordini di macchine utensili elaborato dal Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu-Sistemi per Produrre dopo ben 6 rilevazioni consecutive di calo «è una notizia da accogliere con favore», commenta giustamente il presidente Riccardo Rosa. «Nonostante ciò, la situazione resta complicata».
Un’inversione di tendenza
Nel terzo trimestre 2024, l’indice degli ordini di macchine utensili elaborato dal Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu-Sistemi per Produrre è infatti tornato a registrare finalmente un segno positivo, segnando un incremento del +7,9% rispetto al periodo luglio-settembre 2023. Il valore assoluto dell’indice si è attestato a 52,7 (facendo base 100 nel 2021).
Gli ordini raccolti oltreconfine sono risultati in crescita del +10,7%, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con il valore assoluto dell’indice attestatosi a 94,4.
Sul fronte interno, gli ordini hanno segnato un incremento del +4,3% rispetto al terzo trimestre del 2023, per un valore assoluto di 13,7.
Il commento del presidente Ucimu
Riccardo Rosa, presidente Ucimu-Sistemi per Produrre, ha quindi segnalato con comprensibile soddisfazione l’interruzione, di fatto, «di un trend che accompagnava il settore da troppo tempo».
Nonostante ciò, ha continuato il presidente, la situazione resta complicata per almeno due ragioni. «Anzitutto perché “Il segno +” è frutto del confronto con uno dei trimestri caratterizzati dalla raccolta ordini più debole di sempre: il periodo luglio-settembre 2023, in termini assoluti, risulta di poco superiore a quello dello stesso trimestre del 2020, anno flagellato dalla pandemia. è dunque chiaro che ci muoviamo su un livello ancora decisamente basso».
In secondo luogo, osservando il dettaglio del risultato di questo trimestre «appare una netta spaccatura tra l’andamento del comparto delle macchine lavoranti con tecnologie per la deformazione e lavorazione della lamiera e quello delle macchine per l’asportazione di truciolo».
«Credo sia la prima volta – ha aggiunto Rosa – che proponiamo una considerazione con questo livello di dettaglio (anche tecnico) ma, in effetti, mai come oggi, risulta evidente che il settore rappresentato da Ucimu si muove a due velocità. Da una parte le aziende della deformazione che riescono a lavorare su tanti mercati e soprattutto ad intercettare la domanda espressa da settori profondamente diversi tra loro. Dall’altro quelle dell’asportazione alle prese con problemi di contesto particolarmente complicati. Tra le ragioni della grande difficoltà che il comparto dell’asportazione sta incontrando vi sono certamente la forte competizione estera, asiatica prima di tutto, e poi la grande incognita dell’automotive che ha paralizzato gli investimenti in nuove tecnologie di produzione come, tra l’altro, dimostra la crisi che sta vivendo l’intera economia tedesca».
Riorganizzare la manifattura europea
Anche in ragione di ciò, ha proseguito il presidente Ucimu, «crediamo sia fondamentale che le nostre autorità di governo continuino a sottolineare sui tavoli internazionali, e in particolare in Europa, la necessità di sviluppare politiche a sostegno della transizione industriale determinata dal cambio di rotta del settore che più di ogni altro ha trainato lo sviluppo economico e sociale del Vecchio Continente, vale a dire l’automotive. Occorre pensare a strumenti che possano accompagnare la riorganizzazione della manifattura europea affinché, pur nel rispetto dei criteri della green manufacturing, possa continuare a garantire attività e lavoro nei paesi dell’Unione, elementi fondamentali, insieme alla salvaguardia dell’ambiente, per il benessere della popolazione».
Bene l’auto elettrica, come ha ricordato il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, in assemblea di Assolombarda: ma Rosa ha aggiunto: «Perché non pensare anche a un più ampio range di tecnologie che correttamente mixate rendano realmente sostenibile il nuovo modello di mobilità? Credo che un’apertura su questo punto potrebbe certamente ridare slancio all’intera filiera».
«Con l’auspicio che i nostri rappresentanti in Europa intervengano su questo punto – ha concluso il presidente Ucimu – al ministro Adolfo Urso ribadiamo la necessità, nell’immediato, di poter disporre della semplificazione della misura di Transizione 5.0 affinché essa possa dispiegare i suoi effetti sostenendo i nuovi investimenti in tecnologie in grado di assicurare risparmio energetico. Infine, al di là della contingenza, gli imprenditori si aspettano che il Governo avvii subito un tavolo di dialogo, che coinvolga i rappresentanti di settore, sulle misure di politica industriale che dovranno accompagnare la manifattura italiana dal 2025 in poi perché, alla fine dell’anno prossimo, si chiudono sia Transizione 4.0 che 5.0. Non manca tanto, dobbiamo attivarci fin d’ora se vogliamo sostenere, anche nel prossimo futuro, il processo di sviluppo e incremento della competitività della nostra industria».
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