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Covid-19 e Macchina Utensile. Ai Blocchi della Ripartenza. Intervista ai protagonisti

Dopo lo shock iniziale per una situazione nuova, surreale, indotta dalla pandemia dal Covid-19, che ha gettato nel panico l’intero Paese, spingendo il Governo ad un lockdown finalizzato a limitare il diffondersi del contagio, liberando posti nei reparti di rianimazione e terapia intensiva degli ospedali, giunti al collasso, ora sembra che la situazione, pur nella sua gravità, stia volgendo ad una sorta di normalizzazione. Continuano le interviste di Tecnologie Meccaniche ai protagonisti del settore.

In questo contesto, anche l’intero tessuto produttivo ha subìto e sta subendo un forte contraccolpo, con buona parte degli stabilimenti chiusi per quasi due mesi ed una grande incertezza su quello che sarà il futuro delle imprese italiane e, nello specifico, del comparto della macchina utensile. Incertezza che sarà inevitabilmente legata alla capacità della scienza nell’identificare un vaccino contro il Covid-19, che possa porre fine ad una situazione divenuta ormai insostenibile, complicata dal fatto che alcune aziende hanno continuato a lavorare, facendo parte della filiera strategica, ma non hanno potuto servire clienti che avevano chiuso i propri siti produttivi o che richiedevano interventi manutentivi in loco da parte di tecnici, in grandi difficoltà nel muoversi anche fuori dal territorio italiano. Il tutto, partendo da una pregressa situazione già complessa, dettata dalle difficoltà economiche in cui versavano taluni settori industriali strategici come, ad esempio, quello dell’automobile, di fronte ad un imminente bivio tra motorizzazioni tradizionali e propulsioni elettriche. Abbiamo chiesto a dodici, manager dell’industria della macchina utensile, qual è la situazione attuale della propria azienda, quali sono le prospettive nel medio termine e le prime difficoltà da superare alla ripartenza della produzione industriale con la Fase 2 iniziata da poco.

Fase 2: Macchina utensile e Covid -19 inizia la risalita?

 Con 12 manager di aziende legate al settore della macchina utensile Tecnologie Meccaniche ha affrontato le principali problematiche legate all’emegenza Coronavirus che oltre alla salute sta infliggendo una ferita notevole al settore industriale e metalmeccanico. Indicati anche gli interventi assolutamente necessari per far ripartire il settore. La Fase 2 è iniziata tutti puntano sulla ripartenza

Quali sono, in questo momento, le principali difficoltà che il settore manifatturiero sta incontrando, a causa della pandemia indotta da Covid19? Quali problematiche potrebbe innescare quest’emergenza nel prossimo futuro e quali potrebbero essere gli interventi necessari quando terminerà il lockdown?

Giuseppe Sceusi – Marposs

Il settore dell’automobile era già entrato in una fase di rallentamento per quanto riguardava nuovi investimenti relativi al comparto della macchina utensile, a causa dell’incertezza dovuta al passaggio dal motore a combustione interna a quello a trazione elettrica. I nuovi investimenti erano principalmente orientati alla nuova elettromobilità, che, come sappiamo, prevede una quantità di componenti soggetti a lavorazione meccanica molto inferiore rispetto al motore a combustione interna.

Oggi, a causa dell’epidemia Covid19 la situazione s’è ulteriormente aggravata: stabilimenti produttivi fermi, o con attività molto ridotte, settore macchina utensile fermo. Anche noi, nel rispetto delle direttive governative, abbiamo fermato la nostra attività per  tre settimane, non avendo un codice Ateco che ci permettesse di rimanere aperti immediatamente a valle del primo DPCM, attivando poi progressivamente alcune linee legate a filiere essenziali. Anche i nostri principali clienti, per lo meno in Italia, ma non solo, erano comunque chiusi. La nostra azienda, per il 60-70 percento, è legata, direttamente o indirettamente, al mondo dell’automotive, e il 90-95% del nostro fatturato è all’estero. E’ naturale che questa situazione ci stia causando problemi. In Cina, nostro maggior mercato di destinazione e dove siamo presenti con strutture importanti produttive e commerciali, siamo rimasti chiusi per meno di un mese. Ma è proprio dalla Cina che stanno arrivando segnali incoraggianti: abbiamo riaperto, i nostri collaboratori sono tornati tutti progressivamente al lavoro, i clienti hanno riaperto, gli investimenti sono ripartiti e il flusso di nuovi ordini in ingresso è ricominciato. Anche in Giappone e Korea il mercato ha rallentato anche se non si è mai bloccato del tutto. È difficile, in questo momento, valutare cosa succederà nel resto del mondo, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti: sicuramente le attività ripartiranno, anche se non è ancora chiaro quando, ma rimane l’incertezza dovuta alla situazione economica generale.

Sappiamo che ci saranno perdite di posti di lavoro, interi settori che ancora per qualche mese soffriranno, penso al turismo e al comparto aeronautico, che versa in gravi difficoltà, con i velivoli tutti a terra, cancellazione di ordini per nuovi velivoli, attività di manutenzione e relativi investimenti ridotta al minimo. In un quadro di questo tipo la capacità di spesa delle persone sarà ridotta e, conseguentemente, anche i nuovi investimenti industriali soffriranno. Il tema della ripartenza è quindi cruciale affinché il settore della macchina utensile possa tornate ad una normalità.

Paolo Egalini – Jobs

Mi associo a chi mi ha preceduto per quanto riguarda le problematiche legate ai comparti aeronautico ed automobilistico: le difficoltà in questo momento sono la supply chain e la possibilità di completare le commesse in corso. Noi stiamo lavorando in maniera molto marginale su un paio di commesse facenti capo ai settori strategici con clienti italiani e stiamo anche ricevendo richieste di spostamento degli ordini in corso. Inoltre, un altro aspetto non certo secondario, riguarda il fatto che le trattative in atto stanno vivendo un momento di congelamento e non sappiamo quale sarà la data di decisione da parte della clientela.

Con il termine del lockdown, per noi si pone la questione di come potremo mandare i nostri tecnici a fare interventi presso la clientela dislocata all’estero, con tutte le conseguenze sanitarie, oltre al fatto che assisteremo ad una maggior propensione all’investimento da parte di chi lavora su progetti pluriennali, piuttosto che nel breve termine, proprio a causa dell’incertezza amplificata nel corto periodo.

Mecspe2018 - Parma

Bruno Rolle – Hexagon Italia

Confermo come le trattative per i nuovi investimenti siano tutte bloccate e lo saranno, secondo me, per parecchio tempo e non soltanto in fase di lockdown. Per molto tempo siamo riusciti a lavorare al 20% con l’assistenza tecnica, supportando le filiere produttive principali anche se, non avendo un codice Ateco che ci consentisse di rimanere aperti, abbiamo dovuto di volta in volta fare riferimento alle decisioni dei vari prefetti, strada non sempre semplice.

Per le prossime settimane la prima cosa da fare sarà tutelare il tessuto produttivo e sociale della Nazione, con lavoratori, imprese e famiglie che non dovranno far mancare risorse per garantirci un futuro, però bisogna agire subito. Vedo che altri paesi si sono già mossi in maniera più concreta rispetto a quanto sta facendo l’Italia e, nonostante si continui a dire che “siamo stati i primi (Cina esclusa) ad entrare in questa crisi e saremo i primi ad uscirne”, la realtà non è questa e, spero non saremo gli ultimi.

Barbara Colombo – Ficep

Per quanto riguarda l’aspetto economico e finanziario, vorrei partire con una premessa che riguarda la comunicazione che abbiamo fatto al Prefetto per poter continuare a lavorare, in quanto collegati alla filiera in settori ritenuti essenziali: nel nostro caso, l’attività produttiva dunque non s’è mai interrotta. Da subito abbiamo cercato di mettere gli impiegati in smart working, ma parte degli operai veniva in azienda e questo ha fatto la differenza: tra l’altro l’emergenza è stata affrontata in stretta collaborazione con i sindacati su tutti i fronti.

Ovviamente il fatto che molte altre aziende non potessero lavorare ha comportato per noi gravi problemi negli approvvigionamenti, perché operando con una vasta rete di fornitori, ci siamo trovati in difficoltà. A gennaio avevamo aperto l’attività annuale con un portafoglio significativo. Fino a febbraio, abbiamo dunque fatturato secondo il budget prefissato. Nel mese di marzo siamo scesi invece al 50% ed in aprile un po’al di sotto di questa cifra, continuando però a portare avanti la produzione delle macchine in portafoglio, in questo modo nel momento in cui le aziende apriranno, saremo pronti per la spedizione. L’aspetto positivo in tutta questa vicenda è che di ordini annullati non ne abbiamo avuti, e i pagamenti sono stati regolari. L’aspetto negativo, invece, riguarda l’attività commerciale con visite presso i clienti che si è totalmente azzerata dai primi di marzo insieme all’attività di marketing.

Ci auguriamo, nel breve, di riuscire a muoverci anche tramite le nostre filiali nel mondo affinché, nel momento in cui le produzioni ripartiranno nei vari paesi, possano darci un segnale positivo. Dal 20 aprile i nostri tecnici sono tornati operativi per i clienti di varie nazioni quali Olanda, Svezia, Svizzera e Germania e, a seguire, vedremo quali altri mercati ci consentiranno di operare. Comunque, il calo del nostro fatturato per il 2020 è stato stimato attorno al 20-25%.

Mauro Biglia – Biglia

Il quadro della situazione è abbastanza chiaro ed anche noi siamo molto preoccupati, perché questa pandemia e le sue conseguenze si sono innestate in una situazione di mercato già in crisi, quindi è difficile in questo momento fare previsioni ma, sicuramente, il 2020 sarà un anno molto complicato.

La nostra azienda si è fermata sin da quando il Governo ha imposto in lockdown, non avendo clienti che fossero in filiere strategiche, ma anche se avessimo avuto qualche commessa per un settore chiave, non saremmo stati in grado di mantenere aperta l’intera azienda per produrre solo alcune macchine, visto che normalmente realizziamo 45 torni al mese. Anche se è molto difficile, in questa fase, fare una previsione di quale sarà il calo del lavoro nell’anno in corso, stimiamo una riduzione del nostro fatturato tra il 30 e il 50%; in questo momento quasi tutte le attività sono ferme ed è difficile al momento valutare quale sarà il livello che si raggiungerà alla ripresa della produzione; inoltre per i rappresentanti, almeno in un primo momento, sarà molto complicato seguire la clientela.

Tomaso Tarozzi – Bucci Group

La nostra azienda si è fermata sin da subito e puntiamo tutto sulla riapertura, visto il miglioramento della situazione e l’apertura in merito da parte del Governo con l’inizio di maggio. Come già detto, il campo automobilistico è il settore che in questo momento soffre di più, frutto anche di una crisi pregressa, cui si aggiunge la pandemia da Covid19: chi dipende meno da questo settore, con ogni probabilità uscirà più velocemente da questa crisi, al di là del fatto che un lockdown protratto da due mesi poi creerà comunque problemi sul come ripartire.

Per quanto ci riguarda, abbiamo una divisione legata al settore dell’automotive, quella che soffre di più, perché ha una visione degli ordini 2020 positiva fino a febbraio, ma negativa dal mese di marzo (-40%), mentre le altre divisioni hanno un portafoglio ordini importante e, credo, riprenderanno positivamente appena la situazione si sbloccherà. Per noi è stato importante differenziare il business sui mercati, perché ci ha consentito di mantenere abbastanza bene le attività su più settori, scelta che ci fornisce indicazioni un po’ più ottimistiche sulla ripartenza. Ciò che più mi preoccupa per il futuro è la possibile tipologia di nuovi investimenti che i clienti metteranno in campo ed è su questo che noi cerchiamo di concentrarci fin d’ora.

Speriamo che il mercato riparta anche dalla ricerca di propulsori innovativi diversi da  quello elettrico, per le automobili, che possano dare nuovo slancio al settore e far ripartire gli investimenti. Credo che adesso sia prematuro cercare di dare delle cifre sulla caduta di fatturato per il 2020; serve lasciar passare almeno il prossimo trimestre e vedere cosa ci riserva il successivo quarter.

Giancarlo Alducci – Soraluce Italia

I primi segnali di flessione del mercato si potevano già riscontrare nell’ultimo trimestre del 2019, a causa di una situazione geopolitica sfavorevole. Il Virus s’è dunque abbattuto su un mercato già debole, sconvolgendo i vari settori merceologici e nessuno è stato risparmiato: si sta affacciando una drammatica recessione in tutto il mondo, con l’aumento del rischio per chi ha debiti, un numero significativo di aziende non saranno in grado di far fronte ai propri impegni, mettendo così sotto pressione anche le banche. La situazione che si sta delineando è caratterizzata da una grande incertezza sul futuro, e sarà determinante la volontà di fare gruppo, da parte delle istituzioni politiche, economiche e finanziarie.

Purtroppo, l’incapacità di prevenire una pandemia a livello globale, da parte di chi ne ha la competenza, ha portato lutto, disagio, impoverimento sociale ed anche in ambito produttivo la situazione si sta facendo insostenibile. Sarebbe importante poter prevenire questi accadimenti che possono interdire la produzione, rendendo più solide le catene del valore: il Giappone per esempio sta finanziando il trasferimento di alcune produzioni, dalla Cina, in patria e infatti riportare alcune attività manifatturiere ad alto valore aggiunto in casa ridurrebbe i rischi di eccessiva dipendenza da un singolo paese. L’adeguata disponibilità economica di ciascuna azienda è indispensabile per guardare al futuro con una certa solidità. In particolare, quelle imprese che hanno investito negli ultimi anni, grazie anche ad Industria 4.0, saranno quelle più a rischio per la crisi di liquidità indotta dalla pandemia proprio perché, se non viene immessa liquidità nel sistema economico, ogni strategia di ripartenza risulterà inefficace. Le principali difficoltà che in questa situazione Soraluce sta incontrando sono la proroga delle consegne programmate, a causa dell’impossibilità di alcuni clienti di ricevere le macchine, i ritardi sulle date di ricezione degli ordini leasing o dei finanziamenti, oltre che un forte rallentamento dell’attività commerciale e l’incertezza sulla programmazione produttiva.

Risentiremo degli effetti anche nel 2021 e sono convinto che i problemi oggettivi, legati alla recessione, accentueranno quest’incertezza già presente in alcuni settori strategici, come quello automobilistico, bloccando di fatto il mercato, sempre che non ci sia un forte spirito di gruppo europeo ed internazionale. Soraluce concentrerà le azioni innovatrici sulla propria gamma produttiva, creando non solo macchine multitasking, ma anche intelligenti, che suppliscano il più possibile al fattore umano, rendendo più produttivo e redditizio l’approccio alla lavorazione meccanica.

Antonio Goia – SIMU

Simu è una casa di rappresentanza multimarca, quindi la nostra valutazione riguarda il mercato italiano del quale abbiamo rilevato un po’ il polso della situazione sia delle aziende medio-piccole, sia delle grandi nostre clienti. Indubbiamente la situazione è molto grave e prevale il pessimismo, ma si potrà avere un quadro più chiaro solo nel momento in cui ripartirà in modo più normale la produzione. Mi spiace constatare che, come già detto, noi siamo stati i primi ad entrare nella pandemia e forse saremo tra gli ultimi ad uscirne. Forse i tedeschi, in questo senso, ci stanno dando una mano, perché in Germania alcune grandi imprese hanno riaperto e stanno chiedendo la ripartenza del comparto produttivo anche in Italia.

In questo momento stiamo osservando che i Tier1 e i Tier2 stanno riorganizzandosi per partire, anche proprio sulla scia della Germania, ma servirà vedere cosa faranno gli altri piccoli e medi clienti e cosa succederà nelle altre parti del mondo. Questo periodo porrà in atto dei cambiamenti operativi delle nostre attività: non ci saranno più, nel prossimo futuro, così tante riunioni con presenza di persone. Impareremo ad utilizzare meglio gli strumenti di comunicazione telematica, anche se vedersi di persona farà ancora la differenza. In questo momento aspettiamo tutti di capire come tornare ad una sorta di normalità. Un aspetto positivo potrebbe essere legato ad un nuovo scenario che riguarda l’automotive, ovvero ciò che dovrà essere riscritto in tema di elettro-mobilità. Il secondo aspetto, che spero sia positivo, riguarda il fatto che se molti paragonano il Covid19 alla terza guerra mondiale, la speranza è che, come al termine di ogni conflitto che abbiamo vissuto, ci sia una forte e decisa ripartenza.

Michele Michelotti – Ridix

La Ridix è un distributore che opera solo sul mercato nazionale e vediamo situazioni diversificate nelle varie Regioni. La principale problematica in questo momento, secondo me, è dettata dall’incertezza per quanto riguarda i nuovi investimenti, in parte congelati, e in parte già in essere, ma che fanno fatica ad arrivare alla conclusione nelle aree a maggior difficoltà sanitaria. La previsione di fatturato, per quanto ci riguarda, vedrà un calo significativo nell’anno in corso, anche se ora non è facile stimare le perdite, a causa di questa grande incertezza sul futuro produttivo e sui provvedimenti, emanati dal Governo.

Giulio Giana – Giuseppe Giana

La Giuseppe Giana ha chiuso già una settimana prima del lockdown generale, a causa della grande paura venutasi a creare. Fortunatamente rispetto al settore automobilistico, abbiamo commesse a lungo termine e, dunque, ci siamo potuti permettere di tutelare maggiormente il nostro personale. Abbiamo poi riaperto dopo due settimane, grazie al codice Ateco a cui apparteniamo, che ci consentiva di asservire la filiera strategica del Paese, con il 10% della nostra forza lavoro in stabilimento ma, grazie agli investimenti fatti nel 2019 sullo smart working, anche con l’Ufficio tecnico che ha potuto operare da casa.

Lentamente, la scorsa settimana abbiamo iniziato ad aumentare il personale presente, a causa delle crescenti richieste della nostra clientela; certo, stiamo riscontrando parecchie difficoltà legate al movimento dei nostri tecnici presso i clienti, oltre che all’indisponibilità degli alberghi, per il pernottamento, e dei locali per mangiare, oggi tutti chiusi. Rimanere aperti senza un’adeguata supply chain è stato davvero problematico. Adesso sarà indispensabile ripensare al dopo, a come muoversi verso i clienti e, in tal senso, stiamo implementando strumenti come Webinar, per tenerci in contatto e cercare di risolvere, laddove possibile, le problematiche e le richieste della nostra clientela. Sarà infine da valutare la capacità di lavorare agevolmente con tutti i nuovi strumenti di protezione individuale imposti per fronteggiare il diffondersi del contagio in azienda.

Gianluigi Viscardi – Cosberg

Cosberg ha chiuso già da marzo la propria attività, garantendo fin da subito la sicurezza dei collaboratori, anche perché ho vissuto in prima persona il ricovero in ospedale per la mia positività al Covid19, toccando con mano complessità e difficoltà della situazione. E’ stato attivato lo smart working, con venti progettisti all’opera in questo momento ma, pur nella convinzione di essere piuttosto all’avanguardia in questo senso, stiamo riscontrando alcune inefficienze inattese.

L’aspetto positivo è che, grazie al lavoro agile, abbiamo potuto correggerle sentendoci ora più preparati per dare continuità a collaborazioni da remoto. A tal proposito, penso che le aziende che hanno ritardato il processo di digitalizzazione adesso stiano pagando conseguenze ancora maggiori proprio a causa di questa emergenza. Su questo fronte stiamo lanciando, come digital innovation hub, un progetto strutturato per capire come sostenere le piccole e medie imprese nella crescita in chiave digitale, oggi ancora più indispensabile per il loro futuro.

Gian Luca Giovanelli – MCM

La situazione che stiamo vivendo è totalmente diversa, anche rispetto a importanti crisi precedenti e dunque piena di incertezze. Tuttavia, ci sono elementi positivi che ci fanno ben sperare per il futuro, nessuno dei nostri clienti ha accennato alla rinuncia degli ordini in corso. Operiamo con player internazionali che per ragioni strutturali vivono di previsioni e piani d’investimento a medio e lungo termine, e questo ci dà una ragionevole serenità. Ovviamente dopo un evento così unico, prevediamo notevole prudenza nelle decisioni future di investimento, da parte nostra dovremo essere il più possibile reattivi e da parte del Governo serve una manovra di sostegno e benefici fiscali mirati alle esigenze del nostro settore.