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Robot e automazione, ripartire di slancio

La nuova vita della Evolut, in partnership con Efort e le università di Brescia e Wuhu, consolida la posizione di uno dei più importanti integratori Italiani ed europei di sistemi robotizzati in general industry, automotive e fonderia

Nata 25 anni fa come partner tecnologico di ABB Robotics, tra i maggiori produttori di robot al mondo, la Evolut di Castegnato (BS) nel 1995 è passata da semplici attività d’integrazione a realizzare impianti completi di robot antropomorfi per manipolazione e asservimento macchine utensili e transfer. Inoltre è di quegli anni la realizzazione del sistema di visione proprietario, che l’ha resa celebre e le ha permesso di realizzare impianti complessi. La storia dell’azienda è proprio questa: crescere con il mercato migliorando le competenze tecniche e tecnologiche, sopportare la crisi senza nessun licenziamento e mettere a frutto quel periodo per crescere nella cultura di base, per migliorarsi e costruire risorse interne di alto profilo e riuscire a dare risposte ancora più mirate alle richieste dei clienti. La scelta ha pagato e il risultato è che oggi Evolut si posiziona sul mercato come uno dei più importanti integratori Italiani ed europei di sistemi robotizzati nei settori general industry, automotive e fonderia, con oltre 2300 impianti installati. 
«Ormai la robotica non è più la base singola del funzionamento di un impianto, bisogna che tutto l’insieme sia performante», ha riassunto Franco Codini, fondatore e amministratore delegato di Evolut S.p.A. presentando la partnership con Efort, il maggiore produttore cinese di robot antropomorfi a 6 assi, capace d’investire 4 milioni di euro ogni anno in R&D, soprattutto negli ambiti ormai imprescindibili dell’Industry 4.0 e Internet of Things.
Giampaolo Santin, direttore commerciale di Evolut, ha poi presentato «gli obiettivi già raggiunti e soprattutto dove il mercato e le prospettive ci porteranno nei prossimi anni»: nel suo primo quarto di secolo l’azienda ha realizzato più di 2300 impianti (di cui oltre 1500 dotati del sistema di visione proprietario) e oggi ha 85 dipendenti più altri 30 nella controllata Webb Robotica (che opera soprattutto nel Triveneto), per un fatturato totale del gruppo nel 2015 di 25 milioni di euro – quindi tra le maggiori del settore in Italia – con il 25% del business nel machine-tending (tutto quanto è legato agli asservimenti per macchine operatrici), metà in fonderia e asportazione di truciolo e il restante quarto in impianti speciali (strategicamente importanti e in genere dedicati a incollaggio e manipolazioni nell’assemblaggio). 
L’azienda ha giustamente tenuto a ricordare come già da dieci anni produca impianti pronti a quella che oggi è definita Industry 4.0, «perché la fruizione dei dati è fondamentale nello sviluppo di impianti robotizzati e tecnologici: averli sul cloud è fondamentale per la connettività, che oggi li porta su tablet e smartphone o PC, ed è una delle condizioni per cui al momento i clienti ci scelgono». Tra le concretizzazioni più recenti di questo impegno continuo, un nuovo impianto a Carmagnola (TO) nello stabilimento della Teksid Aluminum (gruppo Fiat) per la sterratura, sbavatura e taglio del basamento motore (tutto in alluminio) del motore 4 cilindri che fra l’altro equipaggia la nuova Giulia.
Quindi è stata la volta di Lorenzo Codini, uno dei dieci project manager che si occupano della progettazione meccanica d’ingegnerizzazione «entrando quanto più possibile nel processo del cliente, in maniera tale non solo da automatizzarlo ma andando a migliorarlo gestendo anche la notistica e manutenzione in ottica Industria 4.0». Viene naturalmente sviluppato anche l’HMI (l’interfaccia tra operatore e impianto) per ottimizzare tutta la logistica e, ultima ma non ultima, la fase di programmazione offline che permette di stimare le prestazioni, nei settori principali in cui lavora l’azienda (fonderia, handling e linee assemblaggi, machine tending e pallettizzazione).

Una prospettiva mondiale
È stato poi You Wei, chief technology officer di Efort (che già ha quote dell’udinese CMA Robotics) e presidente di Evolut, a esprimere anzitutto come nel comparto la Cina si trovi molto indietro rispetto agli altri Paesi manifatturieri: ogni 10 mila addetti esistono soltanto 36 robot, a metà lunghezze dalla media mondiale di 66 e lontanissima dalla punta di 478 della Corea del Sud (dati IFR – International Federation of Robotics 2015). Non mancano però progetti molto ambiziosi, in particolare considerando l’orizzonte del programma Made in China 2025, entro cui il Paese vuol arrivare a una produzione interna di alto livello in ogni settore.
La Cina sarà presto il maggior mercato di robot industriali al mondo e la Efort (vice presidente dell’associazione cinese di categoria) era in cerca di un partner europeo affidabile con cui far fronte comune, ottenendo anche la possibilità di diminuire i costi da parte dell’azienda italiana e di sfruttare gli incentivi del governo cinese per quella locale. Il progetto considera anche lo sviluppo previsto nell’industria cinese, sempre secondo i dati IRF più aggiornati. Se nel 2014 in Cina c’erano 102 mila robot, a fronte di 237 mila in Nord America e 311 mila in Europa, la proiezione per il 2017 ribalta la situazione, prevedendo 292 mila robot in Nord America, 343 mila in Europa e ben 428 mila in Cina: vale a dire che, con progressi di qualche decina di punti percentuali, gli asiatici puntano a un sostanziale raddoppio.
Il prof. Rodolfo Faglia e prof. Giovanni Legnani del Dipartimento di Ingegneria Meccanica all’Università degli Studi di Brescia hanno quindi portato la loro testimonianza concreta della cooperazione fra l’ateneo italiano e l’università cinese di Wuhu (a 300 km da Shanghai), appena avviata ma già foriera di possibilità e interscambi culturali e professionali fecondi. Analizzando il mercato della robotica industriale nel mondo (dati IFR 2015), i professori bresciani hanno inoltre evidenziato che l’Italia è tuttora il secondo mercato in Europa e il sesto al mondo, con 1,5 milioni di robot operativi nel 2014 (450 mila nel 1990 e una stima per il 2016-18 del 15% di crescita annua). Soprattutto, un’attenta lettura dei dati mostra come questo sviluppo non sia affatto contrario al tasso di occupazione, ma al contrario crei nuovi mercati e nuove opportunità, quindi nuovi posti di lavoro (valutabili in diversi milioni nel mondo). “Peraltro i lavori usuranti sono sempre più abbandonati e in molte situazioni l’assenza di robot va a discapito della competitività – ha spiegato il professore del Dipartimento di Ingegneria Meccanica – perciò non di rado l’automazione evita chiusure aziendali salvando posti di lavoro!”. Sotto il profilo tecnologico, il prof. Legnani ha anche sottolineato un aspetto fondamentale nell’evoluzione della robotica: l’elevata dinamicità dei robot di oggi non consente più d’ignorare l’usura che si sviluppa in alcune loro parti, perché può alterare i risultati (come la precisione, che dopo poche ore può perfino dimezzarsi per l’attrito) se la situazione non viene monitorata per intervenire in tempo. 
L’incontro è stata anche un’occasione per scoprire i piani di sviluppi futuri di Evolut: l’integratore bresciano nel prossimo futuro punta infatti ad aprire una sede in Germania sia aggredire il mercato tedesco, sia per usare la filiale come ponte per raggiungere la Russia e il suo mercato, progetto a cui si uniscono le due filiali già aperte in Cina (dove Efort costruisce robot e sviluppa tecnologia ed Evolut sviluppa applicazioni), oltre a uffici di rappresentanza commerciale.

Ricerca in università
L’accordo italo-cinese vuol anche porre le basi di una collaborazione tra le università di Brescia e Wuhu, con laboratori e percorsi formativi comuni, per giovani ingegneri che possano davvero realizzare un’Industria 4.0 nell’automazione per Evolut e nella produzione di robot per Efort. «Abbiamo assunto sei neolaureati dell’ultima sessione più due da ottobre – ha spiegato Codini –, nei prossimi mesi si formeranno una base in officina interfacciandosi poi per un paio d’anni con tecnici esperti, trascorrendo anche periodi in Cina, in modo da diventare quelle figure multidisciplinari che servono oggi alle aziende con centinaia di robot». Un progetto partito per svilupparsi, sperando che si aprano altre porte alla collaborazione internazionale, con stage formativi, esperienze lavorative e dottorati di ricerca, nonché assunzioni nell’azienda bresciana.